Il blog di Rosalba Nattero

Witch Dance

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30 Luglio 2014


“Every time

that two or more Shana

reunite in a circle

around of a heated Siv'Nul

Shan is present among them

Every time

that two or more Shana

reunite in a circle

they may ask whatever

for them and humanity”


Questo mantra, continuamente ripetuto nella canzone del LabGraal  “Witch Dance”, è un’antica evocazione magica dello sciamanesimo druidico arcaico. Un rito magico che secondo il mito vuole significare il potere che l’uomo può avere sugli elementi naturali, a patto che li usi a scopo benevolo.

“Ogni volta che due o più Shana si riuniscono davanti ad un Siv'nul acceso, lo Shan è presente tra di loro, ed essi possono chiedere  qualsiasi cosa per il benessere dell'umanità”.

Il mito si riferisce a un’era arcaica in cui i membri dell’antico popolo Shan usavano accendere ritualmente un candeliere a tre braccia (il Siv’Nul) come rito propiziatorio.

Questa litania ci ha accompagnato per tre giorni durante le riprese del videoclip di Witch Dance, giorni pieni, faticosi e indimenticabili, in cui abbiamo girato per 15 ore giornaliere consecutive. Dal mattini presto (ci si alzava alle 8, per noi del LabGraal l’alba) fino a notte inoltrata, senza fermarsi un attimo. Giorni vissuti tutti insieme, LabGraal con il regista e la troupe, tutte le comparse e i collaboratori, in cui si è creata una situazione quasi irreale, una bolla di realtà parallela senza tempo e fuori dallo spazio.

Le location hanno sicuramente contribuito: erano il Ponte del Diavolo di Lanzo, il boschetto druidico di Villar Focchiardo e Dreamland nel Parco della Mandria. Posti magici, forse tra i più particolari della Val di Susa e delle Valli di Lanzo, che in quelle giornate hanno dato il meglio di sé. Abbiamo sfidato il tempo (meteorologico) che, contro ogni previsione, si è rivelato perfetto. Temevamo i temporali annunciati dalle previsioni, e ancor più temevamo il caldo estivo, che mal si confaceva con lo spirito del video. E invece abbiamo avuto in regalo un tempo nordico che ci ha mostrato scenari spettacolari.

Il primo giorno, lo scenario medievale del Ponte del Diavolo di Lanzo ci ha trasportato in un’era antica e senza tempo. Le comparse nei loro mantelli, muniti di torce, sembravano viandanti instancabili di un tempo remoto alla ricerca del senso della loro esistenza. I simboli che trovavano sul cammino li ponevano nella giusta direzione, nota solo a chi aveva tracciato il disegno invisibile che si sarebbe rivelato solo alla fine. Intanto noi musicisti, in un altro tempo, vivevamo la nostra storia parallela.

Il giorno seguente, catapultati nel bosco sacro dei druidi della Val di Susa, abbiamo vissuto momenti idilliaci nel trovarci tutti insieme in un posto da favola, dove era impossibile non percepire l’armonia della Natura e dove tutto, dagli alberi secolari agli antichi reperti megalitici, dalle ruote solari ai muretti di pietra, accompagnati dal canto degli uccelli,  ci parlava di amore, di libertà e di conoscenza antica.

Mentre Domiziana mi truccava per le riprese sentivo il tranquillo vociferare della troupe e delle comparse, l’acqua del ruscello che scorreva senza sosta, il cinguettìo degli uccellini... un’atmosfera così magica che pensavo di stare ancora sognando nel mio letto. Rivivrei ogni minuto di quelle giornate, anche se le riprese sono state fatte e rifatte n-volte, anche se inevitabilmente i tempi “morti” impiegati nella preparazione erano molto più lunghi delle riprese stesse.

Al calar della sera le corse per cogliere la luce giusta di un tramonto che non concede ritardi rendevano improvvisamente frenetico il lavoro. Presto, non c’è tempo! Accendi il falò... quanto dura il falò? Venti minuti? Presto, è già buio! Le torce si consumano troppo in fretta... All’improvviso i tempi rallentati della giornata diventavano convulsi a causa di una situazione cosmica che non sente ragioni. Il sole tramonta ogni giorno, puntualissimo. E puntualissimo arriva il buio.

Come nella strofa della canzone:


Svegliati uomo,

la morte ti attende...

Svegliati uomo,

il tempo è arrivato.

Non rimanere

prigioniero del nulla”



Non c’è tempo, non c’è più tempo. Ma nulla ci vieta di goderci ogni attimo della nostra vita come se fosse l’ultimo. Questa era l’aria che respiravamo, tutti insieme, quando poi, stanchi, ci concedevamo finalmente la spaghettata dell’una di notte, dopo una giornata vissuta a cavallo tra realtà e sogno.